٤٥

Se Allah punisse gli uomini per ciò che si meritano, non lascerebbe alcun essere vivente sulla terra. Ma Egli li rinvia fino ad un termine stabilito. Poi, quando giungerà il termine loro… [sapranno che] Allah osserva attentamente i Suoi servi. 1 Per il musulmano la fede negli Angeli è uno degli articoli della fede. Gli angeli sono creature del mondo «invisibile» («al-ghayb») che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ha creato dalla luce. In arabo il loro nome è «malâ ika» (sing.malak) che deriva da un verbo che significa «mandare un messaggio», come l’equivalente italiano «angelo» deriva dal greco «ȁγγɛλоς»che significa ugualmente nunzio, messaggero. Non è possibile avere percezione della loro presenza se non quando, per volontà di Allah, assumono forma umana o altra forma visibile e comunicano agli uomini i Suoi messaggi. Il primo versetto di questa sura è l’unico, in tutto il Sublime Corano, in cui si fa riferimento ad un particolare «fisico»: le loro ali. L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) in almeno due occasioni ebbe modo di vedere Gabriele (pace su di lui) nella sua realtà angelica. Dapprima quando scese su di lui la prima rivelazione coranica (sura XCVI, 1-e allora vide che la sua figura occupava tutto l’orizzonte, quindi nella notte dell’ascensione al cielo (vedi sura XVII, nota 1). In quell’occasione il Profeta riferì che Gabriele aveva seicento ali e la distanza tra due ali [la loro apertura] era pari a quella che c’è tra il Levante e il Ponente. 2 «aggiunge alla creazione…» nel senso di «completa, modifica» la creazione. 3 Quando si parla di «rahma» nel Corano si intende non solo la compassione e la misericordia in generale, ma anche tutto il bene spirituale e materiale che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) concede alle creature. Tutto quello che ci giunge è da Lui che ci viene, tutto quello che ci viene negato è Lui che ce lo nega. La serena comprensione di questa verità di fede si trasforma nel più grande strumento della liberazione dell’uomo da ogni sudditanza terrena. 4 «allontanarvi [da Lui]»: trad. lett. «come potete avere verso di Lui altro atteggiamento che quello di riconoscerLo?». 5 «l’Ingannatore»: «al-gharùr», uno degli appellativi di Satana. 6 «ascende a Lui…»: il bene compiuto dagli uomini viene periodicamente presentato ad Allah (gloria a Lui l’Altissimo) che se ne compiace e colma i buoni della Sua Grazia. 7 «la buona parola»: l’Inviato di Allah disse che si tratta del «dhikr», e particolarmente di quello che dice: «Gloria ad Allah, la lode appartiene ad Allah, non c’è altro dio all’infuori di Allah, Allah è il più grande», e disse: «Ogni volta che questa formula viene recitata, un angelo la innalza fino al cielo sotto le sue ali e ogni qualvolta passa nei essi di altri angeli, essi invocano il perdono di Allah finché essa non giunge al Suo cospetto». 8 «quindi vi ha disposti a coppie»: nel senso di «vi ha divisi in due sessi». 9 «associare»: attribuire ad Allah altri dèi a Lui consimili. 10 «Nessuno può informarti» o Muhammad sul destino di tutte le cose. 11 «nessuno potrà alleggerirlo»:il versetto ribadisce il concetto della responsabilità individuale di fronte ad Allah (gloria a Lui l’Altissimo). Nel Giorno del Giudizio, non varanno legami di parentela o tribali, ognuno sarà solo con i suoi peccati e dovrà risponderne per intero. 12 «temono il loro Signore in ciò che non è visibile»: abbiamo già parlato del concetto di «ghayb» (invisibile, inconoscibile, occulto, mistero); temere Allah «bil ghayb», significa temere il Suo castigo e la Sua collera pur non avendone mai avuto diretta esperienza, temerLo e obbedirGli perché, come dice il celebre hadith sull’«ihsàn» (la perfezione) «anche se tu non Lo vedi, Egli vede te». 13 Allah (gloria a Lui l’Altissimo) non ha trascurato nessuna delle Sue creature. Ogni comunità ha avuto il suo messaggero che ha portato una rivelazione, una legge e la promessa di una Rivelazione finale che avrebbe unito tutti gli uomini in un culto comune al Dio Unico. Se gli uomini avessero mantenuto la purezza delle rivelazioni ricevute invece di corromperle e farne poi strumenti di potere, non avrebbero esitato a riconoscere nel Corano e nella predicazione di Muhammad (pace e benedizioni su di lui) quella immensa misericordia di Allah che attendevano. 14 «solo i sapienti Lo temono»: nel linguaggio corrente quando parliamo di sapienti intendiamo coloro che hanno un alto livello di conoscenza. Nel contesto di questo versetto non è in tal senso che va inteso il termine «sapiente». Qatàda (che Allah sia soddisfatto di lui), commentando questo versetto disse: «qafà bil rabati ’ilm»: «è sufficiente come scienza la paura [di Allah]». Ciononostante è certamente vero che tra i credenti il livello del timore di Allah è spesso direttamente proporzionale alla loro conoscenza, tanto che nella tradizione e nella cultura islamica, uno dei termini che più si contrappone a IsIàm è «jà’iliya»: ignoranza. Il timore di Allah (gloria a Lui l’Altissimo) è tanto più sviluppato, cosciente e produttivo, quanto più ispirato dalla conoscenza delle Sue Leggi che governano gli uomini, l’energia e la materia. Nell’IsIàm non c’è clero e tantomeno gerarchie ecclesiastiche, le uniche autorità in campo dottrinale sono gli «‘ulàmà», essi sono i sapienti, i giureconsulti, i conoscitori del tafsir (l’esegesi coranica), i conoscitori di ahadith (i detti e i fatti dell’Inviato di Allah). Poiché la Scienza appartiene ad Allah (gloria a Lui l’Altissimo) per il musulmano conoscere equivale ad avvicinarsi a Lui, Egli è il Sapiente e noi lo preghiamo così: «Signore mio, accresci la mia scienza» (xx-114). 15 I Figli di Israele furono i destinatari della Toràh, la Legge che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) fece scendere su Mosè; dopo di lui il Cristo, figlio di Maria, portò un’ulteriore rivelazione, l’Injil. Di queste Scritture, per volontà di Allah, non abbiamo che versioni «concordate», alterate e interpolate, in cui è diventato impossibile distinguere la Parola di Allah da quella degli uomini. Il Corano sceso su Muhammad (pace e benedizioni su di lui) è la Scrittura con cui l’Altissimo (gloria a Lui) ha voluto plasmare una comunità eletta, per aderire alla quale non ci sono discriminanti razziali o iniziatiche, ma solo quelle dell’amore per Allah, del timor di Lui e della sottomissione. 16 La seconda parte del versetto ci ricorda che anche tra coloro che sono stati scelti come eredi della Scrittura, cioè i musulmani, ci sono diverse categorie di persone. Ci sono coloro che pur credendo non obbediscono alla Legge di Allah (gloria a Lui l’Altissimo) e quindi fanno «torto a loro stessi», quelli che assolvono agli obblighi senza fare nulla di più e seguono pertanto «una via intermedia», quelli che si impegnano in uno sforzo maggiore e vincono «la gara del bene». Il fatto che questa vittoria sia conseguita con «il permesso di Allah» e che il versetto si concluda con l’affermazione che essa sia «la Grazia più grande», ci sembra una riprova che l’eccellenza spirituale si può raggiungere solo con una particolare predilezione da parte di Allah. 17 L’oro e la seta, che in questo mondo sono vietati ai musulmani maschi, saranno loro permessi nell’altra vita. 18 L’uomo non può realizzare la sua salvezza con i suoi mezzi, è tramite la Grazia di Allah (gloria a Lui l’Altissimo), che sarà ammesso nella «Dimora della quiete» (il Paradiso). 19 «ricordarsi»: di Allah (gloria a Lui l’Altissimo), della propria anima e della sua salvezza. 20 Vedi VI, e la nota. 21 II brano allude ai Quraysh i quali giustificavano il loro cattivo comportamento con il fatto che non era giunto loro un messaggero da parte di Allah (gloria a Lui l’Altissimo). Dicevano che se Allah ne avesse inviato uno lo avrebbero seguito e sarebbero stati migliori degli ebrei e dei cristiani. 22 «consuetudine»: tradizione, maniera di operare, norma, sunna (vedi anche XXXIII, e la nota).
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